Un robot come baby sitter? Scatta l’allarme privacy

La Mattel aveva annunciato il lancio di Aristotele, il baby sitter dotato di “intelligenza artificiale”. Proteste dei genitori e membri del Congresso Usa convincono l’azienda a fare marcia indietro.

I bambini cresceranno senza Aristotle. Metà robot, metà totem, il baby sitter dotato di “intelligenza artificiale” non verrà mai prodotto dalla Mattel. L’azienda ha interrotto il suo sviluppo, sommersa dalle critiche. Sotto accusa non c’è solo il fatto che i bambini possano crescere di fronte a un gadget elettronico che al prezzo ipotizzato di 300 dollari promette di “tranquillizzarli, insegnargli le buone maniere e le lingue”. Ci sono piuttosto le preoccupazioni per la privacy dell’intera famiglia. Aristotle – è il rischio paventato da molti – potrebbe registrare le abitudini di bebè e genitori.

Il gadget fu annunciato a gennaio. Nelle intenzioni dei produttori doveva essere un cilindro con luci colorate, un microfono per registrare il pianto o la voce del bambino e un altoparlante per cantargli ninne nanne o tranquillizzarlo. Avrebbe imitato le voci degli animali, chiesto di riconoscere le forme geometriche, raccontato favole e, grazie al motore di ricerca Bing, avrebbe risposto ai mille perché dei bambini. Quando il bebè fosse cresciuto, l’apparecchio gli avrebbe insegnato a parlare (anche in più lingue) o avrebbe risposto alle sue domande, aiutandolo nei compiti o nelle ricerche su internet e imparando – grazie all’intelligenza artificiale – insieme al bambino. Ai genitori avrebbe ricordato quando i pannolini o il latte in polvere stavano per finire (ordinandoli direttamente online, insieme ai giocattoli, qualora il bambino avesse imparato il meccanismo fin troppo in fretta). E sui telefonini, permanentemente, avrebbe trasmesso le immagini della telecamera puntata sulla stanza del bambino.

Il colpo di grazia, per la Mattel, è arrivato all’inizio di ottobre con la lettera di due membri del Congresso americano, il democratico Edward J.Markey e il repubblicano Joe Barton, che chiedevano all’azienda produttrice come intendevano rendere sicuri i dati di Aristotle per proteggere la privacy dei bambini e delle famiglie. Jennifer Radesky dell’American Association of Pediatrics si era espressa sul nuovo gadget nelle linee guida 2016 per il corretto utilizzo delle tecnologie digitali fra 0 e 6 anni: “Mi preoccupa che un attrezzo tecnologico diventi il membro della famiglia incaricato di rispondere a un bimbo che piange, cerca di imparare o chiede di giocare”. In precedenza l’ong “Campaign for a Commercial-Free Childhood” (Campagna per un’infanzia senza pubblicità) aveva raccolto 15mila firme. “I bambini piccoli non devono diventare cavie per gli esperimenti sull’intelligenza artificiale” si legge nell’appello. “Quel congegno non è una baby sitter, è un intruso. Le camerette dovrebbero essere tenute al riparo dagli sguardi dei venditori”. E ancora: “Aristotle cerca di sostituirsi alle attenzioni, alle valutazioni e alla vicinanza dei membri della famiglia con una forma di accudimento e una conversazione fasulla, da parte di un robot progettato per vendere prodotti e costruire la fedeltà al marchio”. L’ong riportava anche le parole del chief product officer di Mattel, Robb Fujioka: “Se avremo successo, i bambini formeranno un legame emotivo con Aristotle”. Mercoledì scorso, l’azienda di giocattoli americana ha annunciato il suo dietro-front.

Fonte: Repubblica.it | di Elena Dusi

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