Ecco chi guarda le nostre vite. Il garante Antonello Soro: “Dal prossimo maggio le aziende tenute per legge a tutelare la privacy”.
Il problema è la pigrizia. La nostra: chi ha la pazienza di leggere le cosiddette privacy policy dei prodotti che ci mettiamo in casa? Non lo facciamo. Ma dovremmo. Ce ne pentiremo in futuro? Forse, probabile. Il risultato è che gli oggetti ci spiano. Ma non come faceva l’occhio del Grande fratello di orwelliana memoria: peggio. Ci mappano l’appartamento mettendo il risultato nel cloud, cioè le nuvole di dati sulla Rete. Ci riconoscono. Ci registrano, ci ascoltano, ci studiano.
Siamo sotto gli occhi (e le orecchie) di tanti Piccoli fratelli a cui diamo le chiavi di casa. Come la famosa bambola Cayla che le autorità tedesche avevano vietato lo scorso anno perché era facilmente hackerabile e poteva essere usata per spiare i nostri figli. Le authority avevano esagerato? Se qualcuno si era posto la domanda ecco la risposta: no. E viene ora dal Garante della Privacy che ha messo sotto esame alcune categorie di prodotti già acquistabili in Italia, dunque in circolazione, che sono da considerarsi potenziali cavalli di Troia con cui i malintenzionati possono facilmente acquisire informazioni vitali sulla nostra quotidianità.
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