Gentile Dott. Giuseppe Miceli, Curatore della Rubrica editoriale “L’esperto risponde” le propongo di seguito il mio punto di vista in ordine al tema che attiene all’utilizzo della termocamera in ambiente di lavoro.
La termocamera è un particolare dispositivo, sensibile alla radiazione infrarossa, utilizzato per ottenere immagini o riprese termografiche. Normalmente lo strumento acquisisce l’immagine o il video di una “sagoma” non riconducibile al soggetto ripreso.
Apparentemente quindi l’utilizzo in ambito aziendale di tale dispositivo non comporta trattamento di dati personali, atteso che l’art. 4 (1) GDPR definisce quest’ultimi come “qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile (“interessato”)”, sia direttamente che indirettamente.
Tuttavia, il principio dell’accountability, regolamentato all’art. 5 (2) del GDPR, impone all’Organizzazione di documentare e saper dimostrare all’Autorità la propria conformità al GDPR, e quindi, nel caso di specie, il mancato effettivo trattamento di dati personali attraverso tale strumento.
Sarà quindi opportuno richiedere ed ottenere dal fornitore del dispositivo una certificazione (schema ISDP10003:2018) o una valutazione di impatto che attesti, in qualche misura (anche attraverso l’utilizzo di altri strumenti informatici) ed anche in termini di mera possibilità, l’impossibilità di poter successivamente rielaborare l’immagine termografica acquisita, ottenendo un’immagine identificativa del soggetto interessato; evenienza che comporterebbe l’avvio di un trattamento (peraltro cd “alto rischio”) sottoposto alla normativa GDPR. Non può ignorarsi infatti che è onere del Titolare del trattamento qualificare i propri fornitori quali eventuali responsabili ex art. 28 GDPR, nonché mettere in atto misure tecniche ed organizzative adeguate (art. 24(1) GDPR).
P.F.
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