I siti di informazione raccolgono molte più informazioni sui loro lettori di quanto facciano altre categorie di pagine web, perché montano più elementi potenzialmente traccianti e cookie di terze parti — esponendo, di conseguenza, le informazioni personali dei loro lettori in modo molto più ampio.
A rivelarlo è un nuovo studio pubblicato oggi dal Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ) dell’Università di Oxford, intitolato “Third-Party Web Content on EU News Sites: Potential Challenges and Paths to Privacy Improvement.” Secondo i dati raccolti dai due autori — Timothy Libert e Rasmus Kleis Nielsen —, le pagine dei siti di news caricano, in media, un volume di contenuti di terze parti quattro volte maggiore rispetto al resto del web e posizionerebbero, sempre in media, un quantitativo di cookie terzi otto volte più alto.
I dati del RISJ provengono da un’analisi che ha interessato i 500 siti di informazione più popolari in sette Paesi europei — 30 in Germania, 33 in Spagna, 20 in Finlandia, 30 in Francia, 31 in Italia, 29 in Polonia and 31 nel Regno Unito, tutti selezionati secondo l’Alexa Web Information Service e analizzati con il software webXray tra gennaio e aprile 2018.
“Una parte significativa del dibattito sulla raccolta dei dati online e la loro condivisione si è ragionevolmente concentrato sulle grandi aziende tecnologiche come Facebook e Google,” scrivono gli autori dello studio con un velato riferimento al recente caso Cambridge Analytica, “ma i dati sono raccolti in tutto il web da moltissimi siti, inclusi i maggiori di news, e sono spesso condivisi con varie terze parti nel corso del processo.”
A questo proposito, lo studio fornisce un interessante spaccato di come funziona il tracking online e come anche il giornalismo sul web rappresenti un tassello importante e specifico del sistema economico su cui si basa internet oggi e la pubblicità ospitata su di essa. La ricerca, in particolare, si è basata sui contenuti di terze parti in sei diversi settori: “advertising e marketing,” “audience measurement,” “design optimization,” “social media,” “content recommendation” e “content hosting.”
Con “contenuti di terze parti” ci si riferisce a tutti gli elementi presenti su una pagina web che non sono però direttamente ospitati sul dominio di quel sito, ma da altri e su altri server.
Ogni volta che si carica uno di questi, l’IP dell’utente e “qualcosa dei suoi interessi di navigazione” vengono comunicati fuori dal sito che si sta visitando e verso i server delle “terze parti” che potranno sfruttare le informazioni in questione per varie ragioni.
Un esempio esplicativo sono i bottoni dei social media presenti sulle pagine dei siti: sono forniti perché i lettori possano condividere i contenuti, ma, allo stesso tempo, possono essere utilizzati dalle piattaforme per tracciare il comportamento degli utenti e migliorare la targetizzazione della pubblicità. Altri esempi di questo tipo sono pezzi invisibili di codice JavaScipt caricati su una pagina web per registrare il comportamento dei lettori, misurare l’audience e le sue preferenze. Le terze parti, poi, possono anche installare i cookie sui computer dei lettori e utilizzarli per “creare un identificatore unico di ogni lettore che può essere utilizzato per tracciare un utente sul web.” Il tutto, senza che i lettori abbiano reale consapevolezza di quanto stia succedendo o possano esercitare una qualche forma di controllo.
Leggi l’articolo originale I siti di news sono tra le pagine web che tracciano di più i propri utenti
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