Gli utenti contavano sulla massima privacy, invece, l’app di psicologia online di una startup americana ha condiviso i dati dei pazienti coi social.
Ad ammettere di aver “accidentalmente” condiviso i dati con i giganti della tecnologia, è la startup americana di telemedicina Cerebral, che aveva guadagnato popolarità con la propria app di servizi di salute mentale durante i primi giorni dell’emergenza sanitaria del Covid-19, quando le persone iniziavano a manifestare i primi segnali degli stress emotivi della pandemia e costretti a casa dal lockdown cercavano supporto psicologico e terapie sul web.
Nei giorni scorsi, la Cerebral ha infatti postato sul proprio sito un avviso in cui la società rivela che fin dal 2019 aveva utilizzato i “pixel”, ovvero quegli script di tracciamento online che società come Meta e Google offrono a sviluppatori di terze parti per scopi pubblicitari, raccogliendo tramite tali strumenti enormi flussi di dati sensibili degli utenti spesso inconsapevoli che le loro questioni intime e i loro dati vengono passati a società esterne che le sfruttano per finalità di marketing, e forse anche per altri scopi non sempre chiari quando si tratta di informazioni sulla salute mentale.
Anche se di rado gli utenti si cimentano nella lettura di complesse informative sul trattamento dei dati personali ma preferiscono paradossalmente rischiare di rinunciare alla propria privacy pur di procedere frettolosamente al download e all’installazione dell’app desiderata, in realtà la policy fornita da Cerebral sul proprio sito effettivamente spiega che essa condivide i dati dell’utente con terze parti, specificando peraltro che oltre ai suoi dati anagrafici, attraverso la app di supporto psicologico i social possono poi raccogliere ed analizzare anche foto, video, persone che lo stesso utente segue o i suoi follower, i suoi post, e anche i “like” che mette sui…
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