Ooniprobe: l’app per verificare se la connessione è libera da censura

Creata una app mobile per controllare il livello di censura e manipolazione del traffico della Rete da parte del proprio governo o del fornitore di connettività.

Realizzata dal progetto Tor, col contributo di sviluppatori italiani e del centro Nexa di Torino, Ooniprobe trasforma gli utenti in tante sonde anticensura. Come funziona.

Una app mobile per controllare il livello di censura e manipolazione del traffico della Rete da parte del proprio governo o del fornitore di connettività. Da oggi qualsiasi utente può verificare direttamente sul proprio smartphone se e quanto la propria connessione internet sia effettivamente libera, controllando quali e quanti siti risultino inaccessibili. Basta scaricarsi una app (per iOS e Android) di nome Ooniprobe , realizzata dal progetto Tor – lo stesso che sviluppa software per la protezione della privacy e dell’anonimato, come il noto Tor browser – ma con una forte componente italiana.

Una app mobile per controllare il livello di censura e manipolazione del traffico della Rete da parte del proprio governo o del fornitore di connettività. Da oggi qualsiasi utente può verificare direttamente sul proprio smartphone se e quanto la propria connessione internet sia effettivamente libera, controllando quali e quanti siti risultino inaccessibili. Basta scaricarsi una app (per iOS e Android) di nome Ooniprobe , realizzata dal progetto Tor – lo stesso che sviluppa software per la protezione della privacy e dell’anonimato, come il noto Tor browser – ma con una forte componente italiana.

Da ieri la novità è che tale software esiste anche sotto forma di app per mobile, rendendo il suo utilizzo alla portata di gran parte degli utenti. La app ha istruzioni (in inglese) molto semplici, e permette di fare sostanzialmente tre cose: verificare se alcuni siti (all’interno di una lista precompilata di oltre un migliaio) sono bloccati (Web Connectivity); controllare se ci sono in atto sistemi di censura e sorveglianza, cioè sistemi che manipolano il traffico di rete dell’utente (Http invalid request line); e misurare la velocità e la performance di rete (NDT Speed test).

L’utente, specie nel caso della verifica di siti che potrebbero essere bloccati, è invitato a ripetere il test più volte, perché ogni misurazione viene fatta su un numero limitato di indirizzi sotto esame. “In questo primo rilascio la lista dei siti controllati è globale, uguale per tutti, ma l’obiettivo è avere una lista propria per ogni Paese”, spiega a La Stampa Simone Basso, ricercatore del Nexa Center for Internet and Society di Torino, uno dei partner del progetto. “Ogni volta che si esegue un test la app estrae dei siti web a caso dalla nostra lista e li prova per alcuni secondi, poi te li mostra: se sono tutti in verde non sono censurati, se sono in rosso invece sono bloccati”. Che siti comprende la lista? Giornali, social media come Twitter, organizzazioni ambientaliste, politiche, per i diritti civili, per la privacy, ma anche siti di gioco online, porno, droghe o di file sharing (qui la lista completa ) mantenuta dal progetto Ooni in collaborazione con il laboratorio dell’Università di Toronto, Citizen Lab). In Italia ad esempio, rispetto alla lista metta insieme da Ooni, risultano bloccati vari siti di file sharing.

Attenzione però. A volte la app potrebbe dare dei falsi positivi, cioè potrebbe momentaneamente segnalare come inaccessibile un sito che non lo è, o che lo è per altri motivi e solo in quel momento, ma i ricercatori contano di aggiustare il tiro con controlli ripetuti e più a medio termine. “Anche perché l’app ha raccolto circa 7mila utenti in poche ore dal lancio, e non ci aspettavamo questo sprint iniziale”, commenta Basso. Che specifica: “Il test misura pure la velocità e la performance della rete perché il rallentamento della navigazione può essere usato come una forma più sottile e impalpabile di censura”.

Dicevamo, progetto internazionale con una forte componente tricolore. Oltre alla ricercatrice greca Maria Xynou, la app è stata infatti realizzata in gran parte da due sviluppatori italiani che lavorano per Ooni, Lorenzo Primiterra e Arturo Filastò, mentre il motore usato per fare il test di rete è stato principalmente sviluppato da Simone Basso, ricercatore del Nexa Center for Internet and Society di Torino. I dati raccolti verranno poi pubblicati sul sito del progetto e serviranno a mappare gradi e specificità della censura nel mondo. Ad oggi Ooni ha confermato e analizzato episodi di blocco di contenuti su internet in diversi Paesi, dalla Russia alla Turchia all’Etiopia.

Fonte: La Stampa | di Carola Frediani

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