La nuova proposta di legge sulla protezione dei dati sembra avere scarsa efficacia nel porre dei limiti al potere di agire del governo.
Il precedente tentativo dell’India di elaborare una legge sulla protezione dei dati personali conteneva 21 riferimenti alla “privacy”, riconoscendola innanzitutto come diritto fondamentale. Non solo quella legge è stata abbandonata senza troppe cerimonie in agosto, dopo cinque anni di negoziati, ma il governo del Primo Ministro Narendra Modi ha evitato anche il solo richiamo alla libertà dalle intrusioni nella nuova versione che l’ha sostituita.
Il Digital Personal Data Protection Bill, sottoposto ai commenti del pubblico, è molto più breve del suo predecessore, ormai abbandonato. Rappresenta anche un tentativo più deciso di regolamentare uno stato di sorveglianza in stile cinese nella più grande democrazia del mondo – qualcosa che deluderà i liberali del Paese, turberà i partner commerciali trasformando i dati in un potenziale strumento di…
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