Nessuno in Fca, per motivi di privacy, sapeva nulla sulle reali condizioni di salute di Sergio Marchionne. Ma un esame della normativa e della casistica, quando in gioco è la salute di top manager, mostra comunque risposte articolate all’interno della Corporate America.
È una delle sfide più drammatiche e complesse nella vita di un’azienda quotata e dei suoi vertici, quella sulla trasparenza quando in gioco è la salute di un top manager. Una sfida dove si cerca di trovare un equilibrio tra diritto alla privacy e doveri, legali e etici, di trasparenza nei confronti degli investitori.
Tra tutela delle informazioni personali e tutela del mercato. E che neppure negli Stati Uniti, terra di sofisticate piazze finanziarie e intensi dibattiti di corporate governance, ha una soluzione uniforme. Anche se la tendenza negli ultimi anni appare volgere a favore della disclosure, sotto gli occhi vigili di azionisti, grandi fondi e media.
Nella vicenda di Fca e di Sergio Marchionne l’azienda ha in realtà dichiarato di non essere stata a conoscenza della gravità della situazione, dopo che l’ospedale di Zurigo dove Marchionne si è spento ha comunicato che aveva in ricorrente cura il dirigente per una “seria malattia” da oltre un anno. Sempre l’azienda ha aggiunto che, quando la famiglia ha avvertito del serio deterioramento delle condizioni di Marchionne, ha «prontamente assunto e annunciato le necessarie iniziative il giorno seguente». Ma un esame della normativa e della casistica, quando in gioco è la salute di top manager, mostra comunque risposte articolate all’interno della Corporate America.
Leggi l’articolo originale Marchionne, perché in Usa sulla salute dei top manager la trasparenza prevale sulla privacy
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